Le imprese
Comprensibili per pochi
L'impresa è un segno misto di parole e immagini che esprime il progetto personale, l'impresa appunto, che il suo autore intende compiere. A una immagine viene accostato un motto, spesso latino, in genere un verso ben noto ai lettori del Cinquecento, che la spiega e ne definisce la portata simbolica. Se il motto è quasi sempre una citazione, il contenuto delle immagini può essere il più vario.
Con l'unico divieto di rappresentare il corpo umano, non sempre rispettato del resto, l'autore di una impresa poteva mettere in scena un qualunque elemento della natura, astri, minerali, animali, piante, o della “cultura”, dei e dee, personaggi mitici, strumenti, oggetti. La decodificazione di una impresa non era dunque alla portata di tutti, né doveva esserlo secondo i trattatisti che parlavano dell'argomento, poiché mobilitava competenze semiotiche di ordine diverso. Anzitutto la capacità di riconoscere la citazione contenuta nel motto, riconducendola al contesto originario da cui era tratta: sapere che un motto era il tale o il tal altro verso di Virgilio e ricordare i versi che lo precedevano o lo seguivano nell'opera virgiliana era spesso di capitale importanza per capire il significato dell'impresa. Occorreva poi conoscere i complessi valori simbolici che la cultura del Cinquecento legava a piante, bestie, oggetti e miti: il serpente ad esempio era il simbolo dell'invidia, ma anche dell'intelligenza e della prudenza; il cane rappresentava il principato, la profezia, ma anche l'adulazione.
Le imprese parlavano ad alcuni, ma non a tutti; d'altra parte però, come per le immagini mnemotecniche, il loro contenuto visivo comportava un legame immediato tra percezione e intelletto, che la semplice rappresentazione verbale di un concetto non avrebbe consentito di instaurare.
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